Random notes in Dijon

Recommended dining

On another Dijon evening we dine at Restaurant Le Verdi, Place Emile Zola. We share a Salade Chevre Chaud – squares of grilled chevre topped with pine nuts, set on crusty bread over a dressed green salad. Also, a perfectly al dente tortellini filled with ricotta and fresh asparagus sitting on a bed of creamy sauce dotted with petit pois. All washed down with a 500 ml pichet of Pays du Gard Rouge.

Salade Chevre Chaud


Food Observations Nowadays in France you can’t help but notice a significant amount of “biologique” (organic) food and wine in the shops. Organic wine apparently accounts for 10% of the French market, with consumption growing rapidly.

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Gevrey Chambertin

We visit the Cote de Nuits village of Gevrey Chambertin. Leaving Dijon, the bus sign for the Route des Grands Crus reads like labels on the top shelf of your fine wine store: Gevrey Chambertin, Vougeot, Vosne-Romanee, Nuits-St-Georges, etc.

Gevrey Chambertin

After wandering around the quiet and ancient village we finally find the establishment of Domaine Pierre Naigeon, where it’s time for a glass or two of pinot noir with winemaker Pierre Naigeon himself. Continue reading

Springtime in France

Sparkling Burgundy

Early June, it’s springtime in France and we’re on the fast train to Dijon, capital of Burgundy. After Dijon, we’ll head towards Avignon, Aix en Provence and Marseille.

Asparagus - Les Halles

No rental cars or rural retreats this trip. It’s all train and bus from Paris to Marseille, staying at pre-booked, self-catering apartments in the heart of each town.

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Il Mio Vino (chiamami #Mario)

Mi sono veramente rotto di post/topic come questo dove c’è sempre quello che crede di esser il migliore, il più puro, il più bello, il più sano, il più naturale, il più biologico, il più biodinamico, il più figo, e dove le varie tifoserie spesso si insultano ma sempre parlano, parlano, parlano, parlano, parlano sovente sorrette dalla sola supponenza, senza una logica, senza cognizione di causa,  sospinte solo da un pregiudizio senza fine.

Amico produttore, il mio #Mario interiore ti domanda solo tre cose. Tutto il resto sono affari tuoi. Non voglio sapere niente tranne queste tre cose che sono le sole che giustificano il sofferto esborso della mia sudata moneta.

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#sociaList & #rossese2011

Dovendo rinnovare la carta dei vini del suo ristorante la Locanda del Glicine,  Marco Monaci (anche produttore di Montecucco DOC con la Cantina Pieve Vecchia ) ha pensato di coinvolgere blogger e appassionati della rete per suggerire prodotti validi e garantiti. Lasciamo raccontare a lui questa iniziativa chiamata #sociaList:

“In questo periodo abbiamo più che mai sentito l’esigenza di mettere mano alla nostra “toscanissima” carta dei vini della Locanda e, per farlo, abbiamo deciso di rivolgerci al popolo della rete, con l’obiettivo di creare una mappatura il più completa possibile dei più importanti terroir d’Italia.
A partire dal 23 Maggio fino al 30 Maggio 2011, i vini scelti dai blogger, grazie a #SociaList, concorreranno  per essere inseriti nella nuova carta dei vini della Locanda del Glicine. Saranno gli utenti a decretare per ciascun terroir o DOC selezionata il vincitore attraverso il voto!
#SociaList è un gioco, un modo divertente di coinvolgere la comunità di internet nella partecipazione attiva alla vita di chi fa vino e ristorazione, per far parlare di vino e di vini

A me è spettata la responsabilità di scegliere un terroir ligure di pregio e i suoi vini più rappresentativi.

Ho scelto dunque le terre del ponente ligure e il  Rossese di Dolceacqua, prodotto sugli stretti terrazzamenti ora calcarei ora argillosi delle valli Nervia e Verbone, schiacciati tra le Alpi Liguri e il mare, che fonde in sè il carattere dei vini solari e la finezza dei climi freschi.  Il Rossese deve esprimere un colore rubino brillante ma trasparente e mai impenetrabile. Deve avere profumi di frutti di bosco, floreali e sfumature marine/iodate. Deve avere una beva invitante, mai pesante ma persistente.

Ho scelto per rappresentare la denominazione sei etichette, tre base del millesimo 2010 e tre superiori del 2009.  Non lasciatevi ingannare perché le differenze tra le versioni base e superiore non sono così evidenti quando il produttore è valido.

Le bottiglie sono state tutte assaggiate nel recente “Educational I Tesori della Riviera” e rappresentano per me le migliori espressioni del Rossese. Ecco la lista:

  • Rossese di Dolceacqua 2010 Maccario Dringemberg
  • Rossese di Dolceacqua 2010 Poggi dell’Elmo
  • Rossese di Dolceacqua 2010 Kà Manciné, Galeae
  • Rossese di Dolceacqua 2009 Superiore Foresti, Luvaira
  • Rossese di Dolceacqua 2009 Superiore Terre Bianche, Bricco Arcagna
  • Rossese di Dolceacqua 2009 Superiore Tenuta Anfosso, Poggio Pini

Cosa dovete fare adesso? Semplice:  votate il vostro preferito. Avete tempo fino al 30 Maggio. Si può votare nei seguenti modi:

  • apponendo un commento in questo post,
  • apponendo un commento nel link automatico a questo post su Facebook,
  • pubblicando un tweet su Twitter usando l’hashtag #sociaList,
  • direttamente sul sito apposito.

La bottiglia più votata entrerà infine in carta presso la Locanda del Glicine.

Quindi Votate, Votate, Votate, e fate votare amici, conoscenti e parenti; al diavolo la Par Condicio!

Luk

PS: i vini sopra citati insieme ad altri potranno essere degustati durante Terroir Vino a Genova il 13 Giugno in una grande Degustazione dal Basso, per avvicinare neofiti ed appassionati a questo affascinante prodotto.

Star Drinking

Champagne Duperrey Premier Cru Brut NV – up to $50 – ˜˜˜***

A chardonnay and pinot noir blend from the house of Martel. Pale gold in colour with the slightest pink tinge; flowers and subtle notes of brioche on the nose. A fuller style, with apricot and dried apple flavours in the mouth along with a hint of citrus. Opens with fruit sweetness and firms up towards the finish.

Hollick Coonawarra Savagnin 2010 – $21 – ˜˜**

Juicy, fresh nose. Zesty, tangy palate with hints of lime and sherbet. Dryish flavoursome finish. Good entrée style. Continue reading

pHeedback

Astrid of Alphington asks, “Recently a friend passed on a recommendation for bargain French bubbly. I was almost sold, then I read the tasting notes that used the term “meaty”. Now I know I am a vegetarian, but eeew! Is this a flavour anyone wants in their champers?

“Picking up my newspaper today one wine in the Penfolds range, was described as having “mature meaty/gamy” flavours and another as having “‘meaty’ complexity”. Is all this butcher shop terminology some sort of new fad amongst wine writers, and seriously, can a wine taste like meat?” Continue reading

Noshtalgia

Chicken stomach in Munich

Years ago I worked in London as the sweet-smelling* gofer for the chief alchemist of the French Perfumery Company. The job was going nowhere and I was available for other employment.

Luckily, a friend of mine, bass player Jim Rodford, offered me the job as road manager for soul outfit Lucas and Mike Cotton Sound (MCS). (Jim it was who had introduced me to Paul McCartney in the loo of the Bag o’ Nails. Those were the days my friend.**)

The Mike Cotton Sound, Mr & MRS PN, and Martin F. on right

During my time with the MCS, the band had a residency for a few weeks at a club known as the PN Hit House in Munich. Named after the owner Peter Naumann it was situated in Leopoldstrasse, in the bohemian area of Schwabing. Continue reading

A cheesemeister in Hanoi

Richard Thomas, our mojito-suckin’ reporter wrote from Hanoi recently.

I’m sitting here in a friend’s home in old Hanoi just loving a perfect raw milk Normandy Camembert and fresh butter on baguette. All washed down with an ever so slightly sweet German sparkling rosé, trying to figure out the meaning of ‘third world’. It’s not happening.

Lunch started late today. We were out in a simple pavement café last night, washing down swimmer crabs with ‘Viet whisky’ served in shot glasses from plastic drink bottles. Continue reading

Dyin’ for a drink

The Cancer Council of Australia (CCA) recently freaked out wine and other alcohol drinkers when it released a paper saying that alcohol causes cancer. Sort of makes you feel sorry for all those people who have happily consumed wine over the last 10,000 years and who never heard of the CCA.

It seems that hardly a week goes by without the public being told by one authority or other that something enjoyable, useful or familiar is going to be the death of us.

Smoking, obesity, radon in the soil, pesticides in food, sunlight, atmospheric pollution, food additives, animal fats, pickles, fried food, cured and barbecued meats, nuclear power plant radiation, mobile phones, booze – the list is endless. Continue reading