Tutte le guide dei vini italiani hanno oramai pubblicato le loro liste degli eletti. Per una completa rassegna rimando senza esitazione all’ottimo Aristide (perdonate la tautologia ). Ma i diretti interssati cosa ne pensano?
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Il figliol prodigo…
Dialoghi immaginari: in cantina
Bea e Teo sono due vignaioli, vivono nello stesso paese e le loro vigne sono molto vicine. Sono anche amici (forse c’è del tenero) e concorrenti, nel senso che ciascuno cerca di vendere il proprio vino, ma non hanno le stesse idee in merito alla conduzione della vigna e a come si fa il vino….
Baccà n di Bruna sugli scudi
Nell’ultimo capitolo (#37) del Wine Blogging Wednesday , iniziativa a cui si è ispirato il nostro Marco di Imbottigliato all’origine per lanciare il Vino dei Blogger, il tema proposto da Tyler Colman del blog Dr. Vino era (ma guarda un po’!!) “i vini da vitigno autoctono”.
Bene, come potete vedere gli italiani si sono piazzati molto bene, nel senso che sono stati scelti da molti e ben apprezzati, ma al sottoscritto, ligure campanilista nonché pigatista, ha fatto molto piacere il commento positivo e realista da parte del blog Vite Vinifera de Vino’s Blog del nostro unico tribicchierato regionale, e cioè del Pigato 2005 U Baccà n di R. Bruna.
Complimenti a Francesca, ma…. a quando un sito da poter linkare??
Luk
Ping Vinix
Chi ha tempo e voglia di passare un po’ di tempo in buona compagnia in un bellissimo posto, vada subito qui
http://www.vinix.it/myDocDetail.php?ID=302
e comunichi il suo interesse!
Luk
Il vino dei Blogger – Capitolo 10: I.G.T. Colline Savonesi Granaccia dei Cappuccini Riserva 2001 – Innocenzo Turco
Il tema della decima puntata del Vino dei blogger, selezionato da Via Freud 33, era “Grandi vini da piccole vigne“, vini cioè che “.. risentono ancora della annata, buona o cattiva che sia, quei vini spesso introvabili che ci obbligano a girare per enoteche o a rivolgerci direttamente in cantina, quei vini che non sono né un prodotto stabile e industriale né semplicemente una bevanda edonistica, ma nutrimento spirituale.
Quei vini che una volta bevuti ci allontanano dai problemi che attanagliano il mondo del vino o che ci permettono di sognare, sperare che si possa risolverli.
Genio e sregolatezza.”
Domande retoriche
Non esistono al mondo molti paesaggi del vino carichi di così tanta struggente bellezza come quelli che si possono ammirare alle 5 Terre. Si tratta di luoghi dove il lavoro dell’uomo nel corso dei secoli ha interagito così in profondità con il territorio rurale e marino, da creare una simbiosi inestricabile e irripetibile. Non natura selvaggia dunque, ma addomesticata senza violenza e con il rispetto dovuto a chi forniva attraverso la pesca e la vite i necessari mezzi di sostentamento. Se si deve spiegare cosa i cugini francesi intendono con il termine “Terroir”, non c’è esempio più evidente dei terrazzamenti delle 5 terre e del vino simbolo che da essi si produce: lo sciacchetrà .
Piante antiche
Esistono piante monumentali, alberi che per le loro dimensioni e per la loro età ovviamente quasi sempre solo stimata, emanano un fascino irresistibile, più di un mobile antico, più di un pezzo di antiquariato o di archeologia, in quanto non oggetti inanimati, ma esseri viventi, muti testimoni dello scorrere dei secoli. Di solito si tratta di piante isolate in boschi sperduti oppure in parchi nazionali o negli orti botanici, scampate per miracolo alla sorte toccata alle loro simili di finire ad ardere in qualche camino o essere trasformate nei mille manufatti in cui il legno è stato ed è ancora molto importante.
Vin de Gusa et al.
Cosa hanno in comune Pantelleria, Volastra (frazione di Riomaggiore alle 5 Terre), la Valpolicella e la regione del Tokaj? Apparentemente nulla; di fatto invece antiche pratiche enologiche tramandate di generazione in generazione che hanno prodotto alcuni dei più affascinanti vini del mondo.
Mi piace partire dal Vin de Gusa, prodotto in poche bottiglie da Luciano Capellini in quel di Volastra, microscopico borgo a picco sul mare delle 5 Terre.
Qui secondo la tradizione avita l’ultima frazione della torchiatura dell’uva del vino bianco, aspra e aggressiva (una vera spremuta di bucce, da cui il nome Vin de Gusa, cioè vino di buccia) viene messa da parte. L’anno successivo, quando si svina lo SciacchetrÃ
separandolo dalle bucce, appena dalla botte lo zampillo si intorbidisce si chiude la spina e sulle vinacce inzuppate in gran quantità del prezioso passito si ripassa il vino di buccia, che si addolcisce e acquista morbidezza. Il risultato è inebriante: la freschezza del vino bianco unita alla dolcezza del passito, tutto su toni mediterranei e marini. Assolutamente da provare.
What’s America?
In genere non mi piace rimbalzare post di blog altrui, anche so moolto più autorevoli, su queste spiagge (tanto per rimanere in tema di vacanze). Questa notiziola però merita assai!
Siccome il problema dell’etichettatura del vino è molto sentito anche negli Stati Uniti, il Center for Science in the Public Interest (mica pizza e fichi!!) ha proposto una nuova etichetta che contenga tutte le informazioni nutrizionali dei vini rossi, bianchi e da dessert, evidentemente affinché il problema endemico dell’obesità che affligge il paese più ricco del mondo possa essere combattuto più efficacemente, ed il bevitore consapevole possa essere anche informato delle pericolose sostanze contenute nella sua amata bottiglia.
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