Passata la vendemmia, della vigna non parla più nessuno. Piano piano le foglie cadono e rimangono rami spogli e secchi. Piove, nevica, fa freddo. Qualche bella tiepida giornata però c’è sempre, e allora prima o dopo bisogna potare.
Potare è la cosa più rilassante e creativa nell’attività del vignaiolo. Non c’è fretta nè ansia. Non ci sono grappoli da portare in cantina di corsa, trattamenti da fare secondo tabelle cronometriche, grandinate pericolose in arrivo. Rimane solo da prendere le forbici e usarle un po’ come se fosse un pennello, dipingendo sui filari la geometria che sembra migliore. Sotto certi aspetti potare la vigna è come mettere a letto un bimbo. Si spera che la notte sarà serena, certi che gli affanni ricominceranno al risveglio. D’altro canto è vero anche che le scelte fatte durante la potatura in termini di numero di gemme lasciate sulla pianta e forma di allevamento saranno decisive durante tutta la stagione a venire, e quindi è meglio non lasciarsi trasportare troppo dai sentimenti, sennò si corre il rischio di commettere errori marchiani, come quello mostrato nell’immagine di apertura.
Sapete trovare lo sbaglio?
Suggerimento: trattasi di “tentato Guyot”.
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Luk