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Anche il vino va verso una riforma del sistema degli aiuti pubblici. Ma perché c’erano prima? E come e a chi vengono dati. Capiamo un po meglio il “sistema vino” per capirne i limiti e le virtu’…


Pubblicato su Agrisole del 18-24 febbraio 2005
Il vecchio metodo di aiuti del vino non funziona più. Una serie di esperti incaricati dalla commissione europea hanno studiato il sistema degli aiuti al vino e hanno suggerito dei cambiamenti drastici. Il sistema come è messo adesso non da abbastanza garanzie di sostegno alla produzione e ai prezzi. Ma vediamo alcuni dati sul sistema attuale.
Il budget europeo di sostegno al vino è di circa 1,3 miliardi annui, non è poco, ma neanche tanto se si pensa che rappresenta solo il 3% del budget complessivo. Il sistema di aiuti è concentrato in tre settori: aiuti alla distillazione 48 %. Ogni anno la Commissione paga per togliere dai piedi del vino, circa 12 milioni di HL nell’ultima campagna, per sostenere il prezzo di mercato. Il 12 % va per l’arricchimento dei mosti, ovvero si paga per arricchire, ovvero per aggiungere mosti, concentrati o non o zucchero, ai mosti prodotti per via naturale. Il 33 % è dato per il restyling dei vigneti, e solo il 7% dai premi all’abbandono.
Secondo gli esperti, questi meccansmi non hanno garantito il reddito, ma addirittura una domanda “artificiale” alle produzioni di bassa qualità, scoraggiandone cosi’ la dismissione contrariamente alle indicazioni di mercato.
Spiego in parole povere: un prodotto non trova accoglienza sul mercato e quindi, invece di smettere di produrlo lo stato (la UE) ti paga qualcosa per disfartene. Si capisce l’assurdità di questa situazione? Io la trovo addirittura surreale.
Inoltre, da una parte tra il 1989 ed il 1997 nella UE sono stati spesi 4,4 miliardi di euro per espiantare definitivamente 500.000 ha di vigneto, però nello stesso periodo sono stati accordati nuovi diritti per 60.000 ha. Nello stesso periodo per mottivi vari le superfici europee hanno recuperato altri 100.000 ha tra deroghe e regolarizzazioni di vigneti abusivi. Il tutto ingessando la mobilità dei diritto di reimpianto (che sono attualmente necessari per piantare un vigneto) e rendondone la ricerca e l’acquisto onorosissimi per quei produttori che hanno avuto necessita, perché il mercato glielo richiedeva, di piantare nuove vigne. Semplificando: si paga per togliere le vigne, poi si paga per rimetterle. Chi produce male viene premiato da sostegni finanziari, chi produce bene ed ha mercato deve sobbarcarsi costi e burocrazia accessori, sconosciuti nei paesi del nuovo mondo. Il tutto spendendo valanghe di denaro pubblico.
E vi meravigliate che i vini europei facciano fatica a confrontarsi con quelli del nuovo mondo. C’e’ piuttosto da meravigliarsi che vi siano delle aziende che ancora riescono a restare a galla in questo mercato reso distorto e contorto da mille regole e divieti che finiscono solo per premiare la qualità bassa.

Qual’e’ la morale? E’ che i divieti, le regolamentazioni, i sostegni pubblici, delle produzioni (che siano agricole o meno poco importa) non solo non funzionano per quello che dovrebbero (dare maggiore competitività alle imprese e sotegno ai redditi), ma addirittura finiscono per penalizzare quelle aziende che potrebbero stare sui mercati e non consentono l’uscita di quelle che dovrebbero uscire dal ciclo produttivo. I miliardi spesi per queste cose, se fossero anche in misura del 10% investiti in ricerca e sviluppo, e magari anche in promozione, permetterebbero di rinnovare un mondo chiuso e miope, incapace di guardare all’esterno e cogliere le lezioni che ci vengono da realtà molto più nuove ma più dinamiche e, sopratutto, guidate solo dalle leggi dei mercati. La realtà è che da noi non si crede al libero mercato, anzi si cerca in tutti i modi di limitarne al massimo gli effetti con tutti i metodi a disposizione, con la beata speranza, disillusa dai fatti, di poter conservare gli status quo. Ma ormai il mondo si apre sempred i più, e le barriere locali appaiono sempre di più inadeguate a sostenere un mercato chiuso e asfittico e inaccettabili da un punto di vista morale.

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