Quando si partecipa a manifestazioni vinose capita sovente di essere sopraffatti dagli assaggi. Intendo dire che solitamente si incomincia pensando di seguire un programma, ad esempio prima i vini bianchi del nord Italia, poi quelli del meridione, poi i vini rosati e infine i rossi più impegnativi; capita invece dopo pochi assaggi di essere irresistibilmente attratti da un amarone famoso, proprio vicino al tavolo del produttore di un recioto irresistibile; poi incontri l’amico che deve assolutamente farti sentire quel fantastico spumante metodo classico, da confrontare ovviamente con qualche prosecco. Insomma dopo poco si corre il rischio di andare in saturazione, e di non riuscire più ad apprezzare bene i caratteri distintivi dei vari vini, i pregi o gli eventuali difetti.  Insomma ci vuole un buon allenamento, ma alla fine fra 100 assaggi sono sempre pochi quelli che ti colpiscono davvero e si imprimono distintamente nella memoria.
A Terroir Vino (appena concluso) è stato facile assaggiare tanti vini davvero eccellenti, ma uno più degli altri mi è sembrato originale, sia per l’idea di base che per la sua realizzazione.
Si sa che è difficile produrre vini bianchi dotati di freschezza e profumi intriganti in terre calde come quella maremmana, dove invece come è noto si trova a suo agio il sangiovese. Vincenzo Piaceri di Poggio al Toro ha fatto allora una bella pensata e ha vinificato in bianco l’uva del morellino, vendemmiata leggermente in anticipo per esaltarne la freschezza. Il risultato è stato il vino bianco Ex Rubro, che ti avvolge immediatamente con profumi di frutta bianca matura, pesca e susina, e sfumature speziate. Il corpo è consistente ma sostenuto da una acidità compatta che rende il vino complessivamente equilibrato. Insomma, un vino che ti fa chiedere “come mai nessuno ci ha pensato prima�
Luk