Domande retoriche

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Non esistono al mondo molti paesaggi del vino carichi di così tanta struggente bellezza come quelli che si possono ammirare alle 5 Terre. Si tratta di luoghi dove il lavoro dell’uomo nel corso dei secoli ha interagito così in profondità con il territorio rurale e marino, da creare una simbiosi inestricabile e irripetibile. Non natura selvaggia dunque, ma addomesticata senza violenza e con il rispetto dovuto a chi forniva attraverso la pesca e la vite i necessari mezzi di sostentamento. Se si deve spiegare cosa i cugini francesi intendono con il termine “Terroir”, non c’è esempio più evidente dei terrazzamenti delle 5 terre e del vino simbolo che da essi si produce: lo sciacchetrà.


Ma lavorare e produrre in un ambiente così ostico era veramente difficile, e così con l’industrializzazione e l’inurbamento conseguente nell’ultimo secolo si è assistito al progressivo ed inesorabile abbandono delle attività agricole, con il conseguente degrado del paesaggio rurale dovuto all’assenza fisica di coloro che quotidianamente, pietra su pietra provvedevano alla manutenzione e costruzione dei muretti a secco, pulivano i fossi attraverso cui l’acqua poteva scorrere senza provocare dannni durante le periodiche alluvioni ed infine curavano la vigna.
La risposta trovata per porre fine al degrado e valorizzare il territorio e le sue risorse è stata l’istituzione del Parco Nazionale delle 5 Terre, con l’istituzione dal punto di vista vitivinicolo della Cantina Cooperativa delle 5 Terre.
Tutto rose e fiori dunque? Tuttaltro!
E’ evidente che il parco ha portato nuove iniziative e per molti anche ricchezza e lavoro. E’ evidente che anche grazie ad esso le 5 Terre stanno attraversando un momento di grande spolvero sulla scena internazionale, con flussi turistici sempre crescenti ma anche arrivati oramai ad un punto critico a causa delle infrastrutture carenti o assenti. E’ anche vero però che una gestione forse troppo invadente ed autoritaria sta creando più di un mugugno, che sarebbe molto sciocco liquidare come un disturbo di sottofondo, ma che sarebbe molto meglio prendere in considerazione per opportuni aggiustamenti di rotta.
Per capire meglio quello che sto dicendo, consiglio vivamente di leggere (possibilmente tutta) questa lunga discussione, da cui si coglie più di un mal di pancia da parte di quei residenti che non essendo dentro il “sistema” dicono di vedersi bloccare qualsiasi iniziativa di tipo imprenditoriale o semplicemente la sistemazione di un bagno o di una cantina.
Mi sembra che qualche messaggio trasversale fosse già stato mandato, e questo post ne voleva rendere testimonianza.
Dal punto di vista meramente enologico però una domanda retorica sorge spontanea.

Perché i vini della Cantina Cooperativa delle 5 Terre sono svenduti a pochi euro nelle offerte speciali delle COOP della Liguria, sono di qualità bassina e a giudicare dalle rimanenze sugli scaffali non se li fila nessuno, mentre i prodotti di certi piccoli vignaioli indipendenti costano molto, sono (spesso) di qualità elevata, vanno a ruba e sono introvabili a causa della esiguità della produzione?

Luk

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About Luca Risso

Luca non è un esperto di vino nel senso comune del termine, anzi non è affatto un esperto ma piuttosto un entusiasta del vino, un curioso di tutto ciò che è collegato con la cultura del vino del paese (Italia) e della regione (Liguria) in cui vive. La sua formazione personale lo rende particolarmente interessato agli aspetti teorici e tecnici della viticoltura e della vinificazione, al punto di piantatura una propria vigna microscopica e di produrre alcune bottiglie del Merlot. La sua esperienza è documentata nella rubrica "Vino in garage" del portale enogastronomico www.tigulliovino.it .

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