Dialoghi immaginari: in cantina

CANTINA.jpg

Bea e Teo sono due vignaioli, vivono nello stesso paese e le loro vigne sono molto vicine. Sono anche amici (forse c’è del tenero) e concorrenti, nel senso che ciascuno cerca di vendere il proprio vino, ma non hanno le stesse idee in merito alla conduzione della vigna e a come si fa il vino….


Bea: Ciao Teo, dove corri così di fretta?
Teo: Ciao Bea, vado in cantina a controllare l’andamento delle fermentazioni. L’ultima analisi mi ha confermato un APA un po’ basso. Bisogna cha aggiunga assolutamente un po’ di solfato di ammonio?
Bea: E che roba è l’APA? Si mangia?.
Teo: Significa Azoto Prontamente Assimilabile. I lieviti ne hanno bisogno, e se non c’è abbastanza azoto la fermentazione prende una prutta piega, i lieviti incominciano a metabolizzare lo zolfo in modo pericoloso e si formano composti dall’odore sgardevole. Ma non conosci queste cose? .
Bea: Ne ho sentito parlare da un rappresentante di prodotti per l’enologia che voleva vendermi anche lieviti selezionati ed enzimi. Suppongo che tu li usi.
Teo: Certamente. Non voglio mica che il primo lievito che passa mi fermenti i mosti come vuole lui! Innanzitutto al momento della pigiatura uso gli enzimi, che sono indispensabili per estrarre dalle bucce e dalla polpa dell’uva tutte le sostanze aromatiche e colorate, senza macerare troppo a lungo con il rischio di estrarre anche quei tannini così amari! Poi uso lieviti selezionati differenti e specializzati per ogni vino. Ci sono quelli per i vini bianchi e aromatici, quelli per i vini bianchi affinati in barrique, quelli per i rossi da bere giovani giovani e quelli per i rossi corposi e strutturati.
Naturalmente questi lieviti di razza purissima sono esigenti e abbisognano dei loro nutrienti specifici, nonché della giusta tempertaura di lavoro. Non per nulla i miei impianti sono tutti termoregolati al decimo di grado! Quando poi è finita la fermentazione alcolica eseguo quella malolattica attraverso batteri super selezionati, in modo da rischiare di produrre sostanze maleodoranti.
Bea: Tutto qui? Niente napalm? Magari aiuta!
Teo: Spiritosona! No niente napalm, anche se potrei usare un sacco di sostanze perfettamente legali per migliorare i miei vini, ma la qualità delle mie uve mi consente di farne tranquillamente a meno. Senza contare che tutto quello che faccio mi consente di usare quantità di solforosa bassissime: il minimo strettamente indispensabile. Ma tu cosa usi…
Bea: Io? Sostanzialmente uva. La pigio, la metto nei tini di legno per i vini rossi e di acciaio per i vini bianchi e aspetto che la fermentazione si avvii e finisca da sola, solo con i lieviti naturalmente presenti sull’uva. D’altronde non sono lieviti di razza, sono un po’ bastardi e quindi non si fanno tanti problemi di azoto e nutrienti. Fermentano sempre tutto quello che trovano. Purtroppo non ho il controllo della temperatura. Mi fido della cantina che di solito è sufficientemente calda quando è il momento della pigiatura e il vino deve fermentare, e sufficientemente fredda in inverno quando il vino deve dormire. Forse i miei bianchi non avranno profumi tropicali ed i miei rossi non avranno il colore dell’inchiostro, ma pazienza. Ogni tanto obbiettivamente puzzano un po’, e allora travaso subito, come si fa per le stanze buie quando si sente odore di chiuso, e bisogna aprire le finestre per far circolare un po’ di aria.
Teo: Mi sembra una pazzia. E la solforosa?
Bea: Nei rossi la uso solo al momento dell’imbottigliamento, mentre nei bianchi un po’ anche in pigiatura.
Teo: Mi sembra un po’ rischioso.
Bea: Ogni tanto qualche botte prende una brutta piega, e con quel vino magari ci faccio un bel distillato. Ma le altre botti sono un spettacolo! Hano tutte profumi diversi, e quando le metto assieme si compone un bouquet che ogni anno è diverso.
Teo: Ma quando apro le tue bottiglie c’è sempre qualche odorino un po’ strano, mica tanto piacevole, che ad alcuni non piace proprio!
Bea: Perché la gente ha fretta. Se aprisse la bottiglia un po’ prima o la lasciasse decantare bene tutto andrebbe a posto in pochi minuti.
Teo: Ma chi li ha oggi alcuni minuti per lasciare che il vino si ossigeni per bene! Le mie bottiglie quando le apri, se non sanno di tappo, sono a posto! Poi con un po’ di areazione anche il mio vino migliora.
Bea: Il tuo vino piace anche a me, ma mi sembra gli manchi un po’ di anima, di poesia!
Teo: Anima, poesia. Facciamo vino, mica letteratura.
Bea: Ne sei proprio sicuro?

Luk

This entry was posted in Tecniche del Vino @it and tagged Vino @it on by .

About Luca Risso

Luca non è un esperto di vino nel senso comune del termine, anzi non è affatto un esperto ma piuttosto un entusiasta del vino, un curioso di tutto ciò che è collegato con la cultura del vino del paese (Italia) e della regione (Liguria) in cui vive. La sua formazione personale lo rende particolarmente interessato agli aspetti teorici e tecnici della viticoltura e della vinificazione, al punto di piantatura una propria vigna microscopica e di produrre alcune bottiglie del Merlot. La sua esperienza è documentata nella rubrica "Vino in garage" del portale enogastronomico www.tigulliovino.it .

5 thoughts on “Dialoghi immaginari: in cantina

  1. Mirco Mariotti

    Ciao Luk, come va?
    Aspettavo la seconda puntata di Teo e Bea… 😉
    Temi come al solito scottanti, e come al solito hanno ragione tutti e due!
    In questi anni sto facendo la mia esperienza, e credo che l’uva eccezionale non ha bisogno QUASI di niente, poi dipende dal prodotto che si vuole realizzare.
    Ritengo che un produttore moderno debba essere in grado di produrre senza preconcetti, guardandosi bene alle spalle, nel senso che il passato va rispettato, e visto che tutti sono proiettati al futuro, e magari ripescare qualcosa di ieri può diventare il business di domani, la moda insegna…
    Saluti a tutta la tua famiglia, a presto!

    Mirco

  2. Mirco Mariotti

    Appunto, ben detto!
    Oggi abbiamo la possibilità di NON scegliere, il vino è liberal anche nel modo di produrlo… l’unico, vero, peccato è che chi produce vino dal punto di vista imprenditoriale deve confrontarsi con la giungla del mercato… ah, se solo fossimo tutti degli hobbysti… 😉
    Ciao!

    Mirco

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *