Supponiamo che un marziano appena arrivato il Italia volesse farsi un’idea di quali siano le caratteristiche di un vino prima di berlo. Il nostro diligente marziano probabilmente cercherebbe i testi dove tali caratteristiche dovrebbero essere descritte in modo non equivoco, ad esempio i disciplinari di produzione. Ecco allora cosa risulterebbe spulciando i disciplinari di produzione di alcuni tra i vini bianchi DOC più illustri d’Italia.
Sono solo alcuni esempi, ma allargando l’insieme la situazione risulterebbe immutata rispetto alla tabella seguente.
Quindi:
1-Il colore di qualsiasi vino bianco deve assolutamente essere paglierino,
2-Il greco di tufo è solo un fiano un po’ più secco,
3-Il profumo di tutti i vini deve essere prima di tutto “caratteristicoâ€, ma nessuno spiega il “caratteristico†che tipo di profumo sia,
4-Sempre per quanto riguarda il profumo esso deve essere “intenso†ma anche “delicatoâ€, fine ma gradevole (certamente non grossolano e sgradevole!!),
5-Quasi tutti hanno sapore fresco, asciutto, armonico, al massimo fruttato e amarognolo (ma amarognolo è diverso da mandorlato?).
Insomma, temo che il nostro marziano non capirebbe un granché e sarebbe costretto a ripetuti assaggi prima di farsi un’idea sufficientemente precisa delle caratteristiche di una denominazione, e probabilmente arriverebbe alla conclusione che molte bottiglie potrebbero effettivamente essere scambiate tra loro senza che nessuno si accorga della differenza! Eppure ogni tanto capita che vini eccellenti vengano “bocciati†dalle commissioni di assaggio delle varie DOC perché non corrispondenti a quell’aggettivo “caratteristico†che nessuno sa bene cosa significhi (tranne evidentemente i commissari assaggiatori). Il sospetto è che “caratteristico†significhi “standardâ€. Un vino bianco paglierino, fruttato e fresco (magari un po’ banale) –ne sono certo- avrebbe facilmente accesso a qualunque DOC italiana.
Luk
Bellissimo post !
Che dire? Non si può che essere d’accordo!
Vado a scrivere qualcosa anche io