Ho una passione particolare per il Ciliegiolo. Si tratta di uno dei miei vitigni preferiti, non tanto per le qualità del vino che produce, quanto per il suo carattere spavaldo ed esuberante. Dalle mie parti dove prosperano felicemente, le piante di Ciliegiolo sono sempre le più sane e opulente, ricche di grappoli e generose. Non sembrano essere particolarmente suscettibili alle malattie, se non un po’ all’oidio e in annate piovose alla botrite a causa della compattezza del grappolo mai spargolo. Amano posizioni ben soleggiate e ventilate. I grappoli sono bellissimi, scuri, non troppo grandi come invece sono gli acini. Le foglie sono ampie, di solito pentalobate e con una bella dentellatura, di colore verde chiaro. Come altri vitigni italiani il ciliegiolo è ricchissimo di antociani e tannini, questi ultimi non finissimi di solito, per cui il vino che se ne ricava tende ad avere carattere di rusticità . Per contro il contenuto zuccherino è sempre elevato, e l’acidità non alta, per cui è il vitigno ideale per impianti di resa elevata e per produrre grandi quantità di vino che comunque avrà abbastanza alcol, profumi ed estratto, e non sarà mai troppo acido.
Il problema sorge quando l’obbiettivo è la produzione di un vino di qualità . Il rischio che si corre è che spingendo sulla maturazione e sulla macerazione, si ottenga un prodotto con un eccesso di polifenoli, ossidabile, astringente e piatto per la bassa acidità , e per questa ragione è sempre stato uno dei migliori compagni di viaggio del sangiovese, dove in uvaggio si sposa benissimo con le caratteristiche opposte del nobile vitigno toscano.
Per tutte queste ragioni mi ha subito interessato la possibilità di poter assaggiare il ciliegiolo “Vallerana Alta†di Antonio Camillo commercializzato da Poggio Argentiera nel millesimo 2008.
Il vino dichiara 13,5°, un valore adeguato a un rosso di buona stoffa. Nel bicchiere il colore rubino brillante non è denso, inchiostroso, ma vivido e ancora trasparente. Il profumo è invitante, prevalentemente fruttato, di marasca principalmente ma anche con qualcosa riconducibile a frutti di bosco, e a una lieve speziatura. La bocca è media nel corpo, fresca con tannini presenti ma non asciuganti, non di lunga persistenza ma di beva piacevole e invitante.
Si tratta in definitiva di un prodotto equilibrato, piacevole, facile da bere ma non banale, ottimo accompagnamento per tutto il pasto, che lascia intravedere anche a mio avviso ulteriori e interessanti potenzialità evolutive con un ulteriore moderato invecchiamento.
Dopo questo assaggio il ciliegiolo inteso come vitigno mi è ancora più simpatico!
Grazie Luca, contento che ti sia piaciuto. Ci crediamo molto, non nel senso del “vino importante”, che ormai non interessa piu’ a nessuno, ma nel senso del vino interessante, come dici tu.